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 “Se ci ispirassimo a loro potremmo superare quelle avversità che sono i problemi attuali dell’America, nella speranza di un futuro più luminoso e pacifico.
[Max Yasgur]

Quest’anno il festival del cambiamento generazionale compie 50 anni.
Scopriamo insieme la sua travagliata genesi ed il perché è stato, ed è tutt’ora, così importante.

L’America era alle prese con la Guerra del Vietnam, lo sgretolamento del “sogno americano” e gli strascichi degli scontri e delle proteste della fine del ’68.
Ma qualcosa era destinato a cambiare per sempre l’immaginario collettivo, musicale e non.

Qualcosa chiamato Woodstock.

Lo Studio Di Registrazione

Agli inizi Woodstock era stato ideato come un festival di provincia (chiamato in tono modesto “An Acquarian Exposition“) dopo che John P. Roberts ed il suo migliore amico Joel Rosenman pubblicarono un annuncio sul New York Times e sul Wall Street Journal presentandosi come “Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d’affari“.

Vennero dunque contattati da Michael Lang e Artie Kornfeld che proposero l’idea di dar vita ad uno studio di registrazione di grande portata a New York, capace di diventare un punto di riferimento per gli artisti più in voga del momento.

Successivamente il duo Kornfeld/Lang pensò di dar vita ad un concerto rock per di ospitare più gruppi contemporaneamente e fino a 50.000 persone, il tutto per pubblicizzare lo studio e per dare il primo slancio economico al progetto.

La Scelta Del Luogo

La prima scelta per il luogo del Festival fu il Mills Industrial Park, un’area di 1,2km².

Tuttavia i cittadini del luogo, perlopiù operai e contadini, non videro di buon occhio la cosa, non volendo “un mucchio di drogati” nella propria località.

Così, il 2 luglio 1969, dopo molte dispute legali, riuscirono a far approvare una legge che sanciva la necessità di un permesso speciale per ogni assemblea di più di 5.000 persone.

Il quartetto si ritrovò quindi a poco meno di un mese dall’inizio del festival senza un luogo adatto e con le bande che, venute a sapere di tale ordinanza, iniziarono a declinare l’inviti a partecipare.

Elliot Tiber e Max Yasgur

Venne in soccorso dei ragazzi il proprietario del motel “El Monaco“, sul White Lake a Bethel, offrendogli il proprio terreno da 15 acri, avendo già ottenuto il permesso dalla città per il “White Lake Music and Arts Festival“, ovvero un concerto di musica da camera.

Quando si rese conto che il suo territorio non sarebbe bastato ad ospitare tutta la gente prevista esso presentò gli organizzatori a Max Yasgur che accettò di affittare loro 600 acri di terreno (2,4km²) per 75.000 dollari.

In seguito altri 25.000 dollari furono sborsati come pagamento per i proprietari dei terreni confinanti per ingrandire ulteriormente l’area del Festival.

I Problemi Organizzativi

Il tempo stringeva ma l’organizzazione era molto in ritardo sulla tabella di marcia: i contratti di locazione non erano pronti, così come il palco, un parco giochi per i bambini, i servizi igienici e le recinzioni contenitive.

Ad “aggravare” la situazione fu il fatto che già prima dell’inizio del festival 50.000 persone erano presenti nell’area adiacente al palco.
Il quartetto capì ben presto che non avrebbero potuto nulla contro la mole di gente proveniente da tutta America.

Decisero così di annunciare che il festival sarebbe divenuto gratuito stimando un afflusso di 200.000 persone.

Ad oggi i numeri reali dei presenti varia dai 500.000 al milione di partecipanti, campeggiati ovunque nell’area.

“Tre giorni di pace, amore e musica”

Nonostante tutto, venerdì 15 agosto 1969 alle ore 17 il festival di Woodstock ha inizio.

Per favorire lo spostamento delle band dagli alberghi al palco furono noleggiati degli elicotteri, data la confusione causata dalla grande quantità di gente.

Numerosissimi furono gli artisti che si esibirono, più o meno conosciuti, tra cui Jimi Hendrix, Janis Joplin, Carlos Santana e i The Who (solo per dirne alcuni).

Ma la cosa che rese veramente grande questo festival fu il clima generatosi tra tutti i partecipanti.
Nonostante le gravi carenze a livello igienico, sanitario e di ordine pubblico Woodstock mantenne sempre e comunque un clima pacifico.

Chiara è la testimonianza di Bernard Collier, giornalista del New York Times che, incalzato dai suoi redattori che premevano per sottolineare i blocchi stradali, le sistemazioni improvvisate, l’uso di droghe fra i ragazzi e la presunta aggressività di alcuni di loro puntò i piedi e volle raccontare le cose per come stavano:

Ogni redattore, fino al redattore capo James Reston, insisteva perché il tono del reportage indicasse una catastrofe sociale in corso.

Era difficile persuaderli che la mancanza di incidenti seri e l’affascinante cooperazione, premura e correttezza di così tante persone era il punto significativo.

Ho dovuto rifiutarmi di scrivere quella storia se non avesse potuto riflettere in larga parte la mia convinzione di testimone oculare, che “pace e amore” era la cosa davvero importante, non le opinioni preconcette dei giornalisti di Manhattan.

Dopo molte telefonate acrimoniose, gli editori acconsentirono a pubblicare la storia come la intendevo, e benché aneddoti di ingorghi stradali e piccole illegalità fossero raccontati quasi all’inizio degli articoli, i miei pezzi erano permeati dall’atmosfera autentica di quella assemblea.

Dopo che la descrizione della prima giornata comparve sulla prima pagina del New York Times, molti riconobbero che “caso sorprendente e bello stesse avvenendo.

Anche Max Yasgur volle dire la sua in seguito, dichiarando: “Se ci ispirassimo a loro potremmo superare quelle avversità che sono i problemi attuali dell’America, nella speranza di un futuro più luminoso e pacifico“.

Lunedì 18 agosto 1969 verso le 11 il festival di Woodstock terminò ufficialmente ma la realtà dei fatti è che ad oggi, ben 50 anni dopo, abbiamo imparato ben poco da quei “tre giorni di pace, amore e musica“.

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